Blockchain a cosa serve? OpenBazaar, Curecoin e Provenance: possibili usi futuri?

Blockchain a cosa serve nel futuro? OpenBazaar, Curecoin e Provenance

Non solo Bitcoin: Ecco la Blockchain, a cosa serve ora e come sarà utilizzata nei prossimi anni. OpenBazaar, Curecoin e Provenance sono soltanto alcune idee.

È sulla bocca di tutti e si concorda nel definirla una delle tecnologie più interessanti del momento. Ma la Blockchain a cosa serve? E a cosa servirà nel futuro? Nata come visione pubblica delle transazioni per i Bitcoin, è stata poi presa a modello per altre criptomonete (anche Bjork ha cominciato a crederci) e infinite applicazioni. Il senso è che qualsiasi mole di dati o operazioni condivisibili con più utenti, può essere gestita dal sistema inventato da Satoshi Nakamoto. Per farla facile, è un modo per “risolvere problemi”, di qualunque natura, con il contributo di chiunque voglia investirci tempo, soldi o hardware. Insomma un nuovo modello di business, di vita e di lavoro. A cosa servirà la Blockchain in futuro? OpenBazaar, Curecoin e Provenance sono soltanto alcune delle applicazioni della Blockchain.

1 Blockchain, come funziona

Piccola parentesi, per spiegare che cos’è e a cosa serve la Blockchain. In pratica è un sistema di registrazioni di dati attraverso blocchi, legati tra loro a catena. Citando Wikipedia, la Blockchain è in grado di memorizzare operazioni in piccoli blocchi grazie a un marcatore temporale. Ogni “anello” nuovo rinforza quello precedente e rende più sicuro tutto ciò che è stato scritto prima. Paradossalmente tutti possono prelevarlo dal web, ma nessuno può “romperlo”: ciascuna operazione (ad esempio una transazione) hanno bisogno dell’approvazione da parte di 50% dei nodi più uno. Nessun intermediario, nessuna cassaforte fisica o sistema di sorveglianza. Se si possiede un capitale in Bitcoin, ad esempio, è collegata a una stringa di codice generato digitalmente. A meno che voi non perdiate la Key, sarebbe difficile per un hacker rubarvi i soldi o intervenire sulla transazione. Talmente difficile, da rendere sconveniente il tentativo.  i computer della NASA – o un hacker esperto – può rubarvi i soldi o intervenire sulla transazione. Già, ma con un computer quantico è possibile infrangere la crittografia? Diciamo che è più facile, per questo stanno nascendo le criptomonete Quantum-resistant. A questo link e a quest’altro, trovate molte più informazioni sull’argomento.

2 La blockchain a cosa serve? Oltre il Bitcoin

La Blockchain nasce per gestire transazioni di denaro tra i possessori di Bitcoin. Utile, ma non certo un’applicazione “nobile”. In teoria però il meccanismo è utilizzabile per gli scopi più disparati e aziende insospettabili ci stanno investendo fior di capitali in ricerca. Toyota, ad esempio, la vorrebbe utilizzare per gestire l’enorme mole di dati che verranno smistati per le auto a guida autonoma. Invece di far svolgere (a proprie spese) centinaia di test ai prototipi, i dati verranno raccolti direttamente dagli utilizzatori, per aumentare esponenzialmente il database al machine learning. Unico problema? Stiamo parlando di “riadattamenti” alla funzione originaria: gestire grosse transazioni di denaro. Usarlo per altro non è detto sia lo strumento più efficiente. E se Microsoft, Toyota o IBM stanno lavorando sulla blockchain è per centralizzare i loro servizi e i loro capitali. Che è concettualmente lo scopo contrario a tutta la filosofia di Nakamoto. Forse la domanda da porsi è: la blockchain a cosa serve adesso? E a cosa potrebbe servire in futuro? Di seguito, tre applicazioni “alternative” al Bitcoin.

3 Openbazaar

Tra le più famose applicazioni della blockchain fuori dalle valute. Immaginatevi un E-bay o un HDiscount basato sulla blockchain, le cui parole chiave sono: P2P, Bitcoin e anonimato. OpenBazaar Utilizza TOR, controverso sistema di comunicazione anonima per Internet. È stato inventato da Amir Taaki, un programmatore anglo-iraniano nel 2014. In principio si chiamava DarkMarket ed era molto più misterioso e ai limiti della legalità. Oggi è di fatto un marketplace ma decentralizzata dal peer-to-peer, dove tra venditore e compratore non c’è alcun intermediario. In realtà questo comporta difficoltà di fiducia, perché è vero che non si hanno commissioni (come si Amazon o E-Bay) ma nemmeno troppa sicurezza sull’arrivo del pacco. Così ora sono presenti alcuni escamotage, come le firme multiple: il software trattiene le firme digitali di compratore e acquirente e li re-distribuisce a consegna effettuata. Openbazaar ha comunque qualche punto irrisolto: non si pagano tasse e l’intracciabilità delle transazioni dà via libera a scambi di materiali illegali (droghe, armi, materiale pornografico). Non tutto è oro (digitale) quel che luccica. La Blockchain a cosa serve, quindi? Anche a scopi molto poco nobili.

4 Curecoin

Il lato altruista della blockchain si chiama Curecoin. Funziona esattamente come le altre criptomonete e quindi può essere minata. Invece di calcolare le transazioni di denaro però, il vostro computer simula i comportamenti delle proteine. Operazione estremamente utile nella ricerca medica, per trovare soluzioni a malesseri diffusi come il cancro o l’alzheimer. Il bello è che dal mining di Curecoin ci si guadagna anche qualcosa, convertibili poi in criptomonete di maggiore valore. Come Bitcoin, Ethereum o Litecoin. Per renderlo il più diffuso possibile il Curecoin è stato progettato per funzionare sia utilizzando GPU/CPU che ASIC. L’algoritmo è il SHA256 ASICs e funziona su un normale pc di casa. Unico limite? Il Curecoin fa fatica a decollare: il suo valore – al momento in cui scriviamo – equivale a $0.3200. Senza contare dei limiti intrinsechi nel mining: consumi elevati e guadagni molto bassi.

5 Provenance

Per capire la Blockchain, facciamo un esempio di utilizzo della tecnologia creativo. Provenance sfrutta il sistema per tracciare la provenienza dei prodotti agroalimentari. È una start-up inglese che acquisisce informazioni sulla filiera del pesche e assicura la conoscenza di tutti i passaggi legati alla cosiddetta “supply chain”. Il consumatore sa la zona di pesca, al metodo utilizzato dai pescatori, all’imbarcazione. Ottimo modo per incrementare l’acquisto consapevole e che potrebbe sostituire le etichette sui prodotti, così controversi. La chiamano l’internet of food ed è soltanto uno dei tanti modi per comprendere la blockchain e a cosa serve oltre alla speculazione finanziaria.

6 Registri, voti online e pubblica amministrazione

Si stanno sbizzarrendo tutti sulle possibili applicazioni della Blockchain. Sui registri, la tecnologia può dare ottimi risultati: pensate al costo che oggi comporta la registrazione di un’opera intellettuale. Rivolgersi alla SIAE o affidarsi al sistema di auto-spedizione con raccomandata e ricevuta di ritorno ha comunque costi più alti. Con la Blockchain basterà caricare il documento (romanzo, tesi, spartito, album musicale) e conservare la key corrispondente al blocco. Stesso discorso per i contratti, di mutuo, di leasing o di compravendita. C’è anche un utilizzo politico della blockchain, come il voto online per petizioni o elezioni amministrative. Altri progetti, in ordine sparso sono: la ricerca di NASDAQ per registrare lo scambio di azioni di società pubbliche quotate sul mercato o la partnership tra IBM e Microsoft, per creare un cloud sicuro della Internet of Thing. Il nome è ADEPT, acronimo che sta per Autonomous Decentralized Peer-to-Peer Telemetry. A cosa serve la Blockchain, insomma, lo scopriremo solo vivendo (e minando).

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