Volete investire in Bitcoin? Vi spieghiamo caratteristiche e rischi della criptovaluta più diffusa.
Affrontare l’argomento Bitcoin significa parlare della criptovaluta più nota e diffusa al mondo. Si tratta di una valuta elettronica, generata da un software, che esiste solo a livello virtuale. Fin dalla sua creazione, nel gennaio del 2009, è stato accompagnato da critiche e diffidenza, ma anche interesse crescente da parte degli investitori. Ignoto il suo creatore, Satoshi Nakamoto, dietro cui non si sa chi si nasconda, se una sola persona o un gruppo in qualche modo organizzato. I Bitcoin (o le relative frazioni, note some satoshi), possono essere acquistati con moneta tradizionale di diversi tagli, nonché scambiati fra utenti tramite software. Vediamo in dettaglio come funzionano.
1 Profitti imprevedibili
Dal momento del lancio, il valore di un singolo Bitcoin ha oscillato in modo imprevedibile, raggiungendo un picco di 1000 dollari verso la fine del 2013, per poi assestarsi sulla metà e tornare su questo livello nel 2016. Il settore delle criptovalute viene considerato un far west dagli investitori, dove servono nervi saldi a fronte delle continue oscillazioni. Il rischio di perdite è alto, ma l’attrattiva, oltre all’anonimato, è l’assenza di commissioni bancarie o tassi di cambio. L’opacità del sistema, unito alla sua complessità, lo ha naturalmente eletto a strumento principe per operazioni illegali. Inoltre, la difficoltà d’uso del software lo rende potenzialmente superabile da alternative più semplici.
2 Nessuna autorità bancaria
Non esiste alcuna forma di autorità bancaria che controlli l’utilizzo e la creazione di Bitcoin. Questo significa che non sarà svalutabile dalle banche centrali, come invece accade con la valuta reale. Il sistema è controllato attraverso un meccanismo chiamato Blockchain. In pratica, l’insieme dei computer di tutti gli utenti forma un network p2p non dissimile da un sistema di condivisione file BitTorrent. Con la differenza, cruciale, che le transazioni sono matematicamente generate e crittografate attraverso una procedura chiamata “bitcoin mining”. (letteralmente, “estrazione di Bitcoin”). Il funzionamento del network è organizzato secondo un modello matematico che rende progressivamente più difficile eseguire il mining, generando un valore denominato“Difficulty”.
3 Transaction Chain
Il totale di Bitcoin che possono essere generati è limitato a circa 21 milioni. L’intero network è sfruttato per monitorare e verificare sia la creazione di nuovi Bitcoin attraverso il mining, sia il trasferimento di Bitcoin fra singoli membri. Ogni transazione, per essere valida, deve essere approvata dal 50+1% dei nodi del network. Un log collettivo, la Transaction Chain, mantiene aggiornate tutte le transazioni in tempo reale. Al momento della registrazione, il software scarica il gigantesco file che comprende il log aggiornato. Il tempo medio per scaricarlo e aggiornarsi alle ultime transazioni è di circa 24 ore. La validità di ogni transazione dipende dalle verifiche, per cui per ogni bitcoin scambiato il sistema andrà a ritroso per controllare che tutto sia in regola. Questo spiega i motivi per cui è necessaria tanta potenza di calcolo per mantenere ed aggiornare la Chain.
4 Come funziona il mining?
Ogni dieci minuti circa, un utente (“miner”) approvato dal network a mantenere il log della Transaction Chain guadagna un numero fisso (molto basso) di Bitcoin. Il processo è pesante e spinge i miner ad aumentare di continuo la potenza dei propri computer. E’ però controllato dalla Difficulty che aumenta di continuo, rendendo difficili le possibilità di guadagno. Più è alta, più potenza di calcolo sarà necessaria per continuare a vedere dei profitti. Di fatto, i guadagni sono molto limitati per i miner dilettanti, mentre per i “pro” è necessario effettuare costosi upgrade ad interi network di computer. Col tempo sono perfino nati computer specializzati nel mining (ASIC Miner), il cui processore ASIC è specializzato per gestire gli algoritmi relativi a Bitcoin.
5 Che futuro?
Al momento, nessuno può dire se le criptovalute diventeranno moneta di uso comune o resteranno merce di scambio fra investitori. Molti modelli predicono l’arrivo di alternative più semplici, magari mosse da qualche gigante del web. Del resto l’interesse verso le forme di pagamento virtuali è molto alto, e chissà che in futuro possa avvenire con moneta autogenerata. Per adesso, Bitcoin rimane la più scambiata e le criptovalute che cercano di scalzarla (Etherium, soprattutto) sembrano più che altro scommesse. Vedremo.