Cos’è la letteratura ergodica e quali libri devi leggere per conoscerla

Cos’è la letteratura ergodica e quali libri devi leggere per conoscerla

La letteratura ergodica richiede uno sforzo particolare al lettore, non solo mentale ma anche fisico. Ecco alcuni libri da conoscere per appassionartene.

Sono diversi mesi che scriviamo articoli e recensioni di libri e in questo periodo abbiamo trattato tanti generi diversi tra loro. Dai romanzi gialli ai romanzi rosa, dai libri scientifici che parlano di epidemie ai romanzi apocalittici. E tanti altri ancora. Oggi però vogliamo parlarvi di un genere non conosciuto da molti. Vogliamo parlarvi di letteratura ergodica, un genere che sta avendo un grande seguito in questo periodo soprattutto grazie alla ristampa di un libro fino a qualche mese fa introvabile: Casa di foglie di Mark Z. Danielewski. Alla recensione di questo capolavoro della letteratura ergodica, aggiungeremo altri libri ergodici, così da aumentare le tue possibilità di scelta. Se come scrisse Joseph Addison circa 300 anni fa

“Leggere è per la mente ciò che l’esercizio fisico è per il corpo”

ciò vale ancor di più per questi libri che, come vedremo a breve, richiedono uno sforzo attivo al lettore. Uno sforzo non solo mentale, ma anche fisico.


1 Che cos’è la letteratura ergodica

La letteratura ergodica è la letteratura che richiede uno sforzo particolare al lettore. Il termine deriva dalle parole greche ergon, che significa “lavoro” e hodos, che significa “percorso”. La potremmo definire come una letteratura non lineare. Tutto ciò si distingue dalla letteratura “convenzionale”, che non richiede quasi mai al lettore di fare qualsiasi cosa oltre a girare semplicemente le pagine e muovere gli occhi tra le righe. In questo tipo di letteratura, l'”utente” – non solo un “lettore” – deve eseguire complesse operazioni semiotiche per costruire la lettura.

La letteratura ergodica si riferisce quindi a testi che richiedono a un lettore di compiere uno sforzo diverso o maggiore del normale. Questo di solito accade perché sono in qualche modo non lineari. I teorici mettono questa caratteristica in relazione alle possibilità dell’ipertesto, ma in realtà se ci manteniamo nell’ambito letterario, un testo ergodico può richiedere anche semplici operazioni come girare il libro o metterlo in obliquo.

Layout e tipografia

Un testo ergodico reinterpreta l’idea di “trama”, gioca con il layout o la tipografia, richiede al lettore di trovare una “chiave” per sbloccare i significati del testo o introduce un narratore o una digressione inaffidabili. All’estremo troviamo anche operazioni più complesse: la necessità di dover fare clic sui collegamenti ipertestuali per seguire il testo o utilizzare i menu per continuare a leggere in un nuovo posto o navigare con mezzi più non convenzionali come nei giochi per computer.

La definizione di letteratura ergodica è stata coniata da Espen Aarseth nel suo libro Cybertext – Perspectives on Ergodic Literature. Sebbene si possa supporre che questo tipo di letteratura sia nata nella seconda metà del 20 ° secolo, contemporaneamente ai computer, il fatto è che i critici di questa letteratura spesso citano l‘I Ching come il primo esempio di letteratura ergodica.

Leggere un libro ergodico è un’esperienza che richiede la partecipazione attiva del lettore. Sono esempi di letteratura ergodica i calligrammi di Apollinaire, dove le parole in ordine sparso creano figure, o i poemi di Queneau, o ancora i testi dove si possono saltare pagine a proprio piacimento, dove si trovano frasi scritte all’incontrario o interi brani in braille.

Alcool e Calligrammi – Guillelme Apollinaire
Alcool e Calligrammi – Guillelme Apollinaire

Altri esempi letterari includono Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, Tristram Shandy di Lawrence Sterne e Rayuela di Julio Cortázar, e nella letteratura elettronica Afternoon: A Story di Michael Joyce.


2 Casa di foglie | di Mark Z. Danielewski

In questo libro Mark Danielewski ha costruito un’enorme fiction accademica attorno a un film inesistente. Il film, La Versione di Navidson, è un documentario realizzato da Will Navidson, un fotoreporter che ha abbandonato le zone di guerra per cercare di recuperare il suo matrimonio. Insieme a sua moglie Karen e ai loro due figli, Navidson si trasferisce in una bella casa in campagna e installa telecamere Hi-8 in ogni stanza, pensando di fare il classico “filmino” della vita familiare.

Ma tutto non è come sembra. Un giorno, mentre lavora alla casa, Navidson scopre che la casa è più grande all’interno dell’esterno. Navidson riunisce amici e parenti e prende in prestito strumenti per cercare di eliminare l’illusione, ma persiste. E poi, tra due stanze comunicanti, si apre un corridoio, nero e ghiacciato. C’è qualcosa di inspiegabile, e proprio tutto ciò attira l’attenzione del fotoreporter e che lo invita a scoprire di più.

Così La Versione di Navidson diventa un film horror, in realtà lo potremmo definire quasi un documentario horror, mentre Will e i suoi amici cercano di esplorare lo spazio anomalo, che si riorganizza periodicamente. C’è un rumore infatti che assomiglia a un ruggito. A volte è più forte, altre meno. E non si capisce mai da che parte della casa provenga. E poi ci sono pareti che sia aprono all’improvviso, allargando le dimensioni della casa in modo anomalo e spropositato. La casa si espande in terrificanti volumi di oscurità.

Il buio sarà uno dei temi ricorrenti del libro, tra i must della letteratura ergodica. Il testo principale di Casa di foglie è scritto da un vecchio, Zampanò, che è diventato ossessionato dal film per la sua uscita pubblica limitata. Oltre a una lunga esegesi della narrazione del film, Zampanò conduce una sintesi completa della montagna di materiale accademico e critico che è cresciuto intorno al film, facendo uso di interviste pubblicate con i protagonisti sopravvissuti.

Sono tantissime le note e le digressioni presenti nel testo, che creano delle vere e proprie meta-narrazioni. E così, tra un’esplorazione e l’altra all’interno della casa misteriosa, ci ritroviamo immersi in pagine che parlano di architettura post-strutturalista, in letture freudiane, junghiane e decostruzioniste. Pagine e pagine di elenchi di ogni tipo: monumenti famosi, film, registi, ma anche oggetti che potrebbero/dovrebbero essere presenti nella casa, che però non ci sono .

A scrivere le note a piè di pagina (delle note) di Zampanò è un giovane apprendista tatuatore di Los Angeles chiamato Johnny Truant, che trova la scatola di carta del vecchio dopo la sua morte e decide di trasformarle in un libro pubblicabile. Truant nota il fatto sconcertante che da quando Zampanò era cieco, non avrebbe mai potuto vedere lui stesso La Versione di Navidson.

Ma lo stesso Truant è un personaggio sgradevole e incapace: interrompe continuamente la narrazione dei fatti per raccontarci la sua di storia. Così veniamo a sapere che sua madre è pazza (c’è un Appendice di molte pagine piena di lettere scritte da un manicomio), del suo amore per una spogliarellista e, che da quando ha iniziato a lavorare sulle carte di Zampanò, la sua paura cresce sempre più.

Casa di foglie, anche così, è una creazione della letteratura ergodica che racchiude in sé una grande inventiva. Non è una semplice finzione di genere, perché l’autore ignora così allegramente le convenzioni dell’horror: nessun mostro finalmente smascherato, nessun fantasma, nessun extraterrestre maligno. C’è solo la casa.

La casa disturba l’immaginazione del lettore perché lo spazio – la dispensazione di pareti e pavimenti, la certezza della topografia relativa – è normalmente l’unica cosa su cui possiamo fare assolutamente affidamento. Le migliaia di chilometri di corridoi spalancati, le vaste caverne a volta, le scale a chiocciola che si aprono all’interno della casa sono un affronto non solo alla ragione, ma anche a quella fede pre-razionale e intricata che ci consente di muoverci tra le pagine di una storia, immaginando cosa potrà accadere dopo.

Tutto ciò crea uno straniamento nel lettore, anche, se non soprattutto, per la disposizione del testo sulle pagine. Un capitolo labirintico stampa paragrafi inscatolati estrusi da altri paragrafi, elenchi che corrono all’indietro o al rovescio; altre volte, il lettore trova una serie di pagine con solo una o due righe e gira rapidamente; in altri ancora, il lettore deve girare il libro per poter leggere, rallentando necessariamente la lettura. Ogni disordine dello spazio pagina mima abilmente l’attuale disordine dello spazio domestico nella narrazione.

Il lettore incontra pagine divise in colonne con dei riquadri entro cui proseguono note/narrazioni parallele, righe scritte sottosopra, ruotate di 90°, spezzettate sulla pagina, disposte al bordo dell’incollatura tra le pagine, immagini e molto altro ancora. Il libro contiene parecchie note, molte delle quali ne contengono a loro volta altre riferite a libri e studiosi, veri o presunti. Si creano così tante meta-narrazioni che aprono davanti agli occhi del lettore tante interpretazioni possibili della casa e dei personaggi coinvolti nella vicenda.

“Casa di foglie” è un libro-labirinto, a metà strada tra horror e thriller psicologico. In alcune pagine sono presenti solo poche parole, disposte in modo tale da riprodurre effetti grafici agorafobici o claustrofobici, in linea con il susseguirsi degli eventi narrati. Altra importante caratteristica che distingue il romanzo è la presenza di molteplici narratori, i cui racconti si intrecciano ed interagiscono tra loro in modo molto elaborato e disorientante. Il libro si apre con un messaggio “This is not for you”. Altra peculiarità, per anni è stato un libro praticamente introvabile, che però è stato ripubblicato a novembre da 66thand2nd Editore.


3 Rayuela | di Julio Cortazar

Questo libro è più famoso del precedente e anche abbastanza letto. Rayuela è un libro della letteratura ergodica composto da oltre 150 capitoli, e può essere letto in due modi:

  1. Il lettore naviga i capitoli in modo lineare, quindi si ferma, posando il libro.
  2. Il lettore segue l’ordine prescritto dei capitoli, che porta uno attraverso tutti i capitoli in quello che può sembrare un ordine casuale, saltando da un capitolo all’altro. Potresti leggere il capitolo 73, quindi, alla fine del capitolo potrebbe esserci il numero 16, che indica di leggere il capitolo successivo, e così via e così via.

Molto sperimentale, il libro segue un signor Oliveira mentre vive la sua vita con un gruppo di bohémien a Parigi. La seconda parte del libro lo porta a casa in Argentina per cercare un amante, solo per finire a lavorare per un circo e poi in un istituto psichiatrico.

Il romanzo è pieno di scrittura di flusso di coscienza. Molti dei capitoli “sacrificabili” rivelano la conoscenza enciclopedica dell’autore su una vasta gamma di argomenti e campi, integrando piacevolmente il testo principale. Questo libro è stato in realtà etichettato come un “contro-romanzo”, in quanto sfida e sovverte ciò che un romanzo convenzionale si propone di essere.

Scritto dal venerato scrittore argentino Julio Cortazar, è una lettura stimolante e raramente noiosa. Lo consiglierei a chiunque sia interessato all’intersezione tra letteratura mondiale e letteratura postmoderna sperimentale.

Il libro è fortemente influenzato dalla ricerca spericolata e implacabile della verità di Henry Miller nella Parigi post-decadente. Mentre l’impiego da parte di Cortázar di monologo interiore, punizioni, slang e il suo uso di lingue diverse ricordano scrittori modernisti come Joyce, sebbene le sue influenze principali fossero il surrealismo e il nuovo romanzo francese.


4 I Ching, il libro dei mutamenti | a cura di Richard Wilhelm

Conosciuto anche come il Libro dei mutanenti, il testo risale al tempo della dinastia Zhou occidentale (1122-770 a.C.) e da molti viene considerato come il primo esempio di libro appartenente alla letteratura ergodica.

L’I Ching è costituito da sessantaquattro simboli, chiamati hexagrammi, che sono combinazioni binarie di sei linee mutevoli intere o spezzate, motivo per cui è anche chiamato il Libro dei Cambiamenti. Un esagramma ha un testo principale e altri sei, più piccoli del testo principale. Uno per ogni riga. L’I Ching è ritenuto il primo dei testi classici cinesi sin da prima della nascita dell’impero cinese ed è sopravvissuto alla distruzione delle biblioteche operata dal Primo imperatore, Qin Shi Huang Di.

Considerato da Confucio libro di saggezza, è utilizzato a livello popolare a scopo divinatorio, e dagli studiosi per approfondire aspetti matematici, filosofici e fisici.

2 commenti

  1. Assurdo Universo ha detto:

    Articolo bellissimo! Io adoro questo genere ergodico, peccato ci siano pochissimi titoli del genere (almeno in Italia). Io per esempio ho trovato (consigliato da un caro amico) Nibiru di Karl Tenbro che forse è quello più simile come struttura a Casa di Foglie. Poi c’è ilmistero.doc di Matthew McIntosh e S. La nave di Teseo. Almeno questi in Italia. Speriamo presto vengano tradotti anche gli altri libri di Danielewski 🙂

    1. Advister ha detto:

      Ti ringraziamo per il feedback! :) e per i preziosi consigli agli altri utenti che leggeranno!

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