Quali sono i migliori libri sul femminismo contemporaneo e classico?

libri sul femminismo

Cosa significa, davvero, essere femminista? Ecco quali sono i migliori libri sul femminismo, per capire a fondo questa corrente di pensiero

Al giorno d’oggi si sente tantissimo parlare di femminismo, e mai come in questo periodo, forse, questo argomento è un vero e proprio trend topic del mondo dell’informazione. Si tratta di un termine super inflazionato, a lungo stigmatizzato, spesso frainteso. Una parola scomoda che spesso viene utilizzata per racchiudere e circoscrivere una corrente di pensiero altrettanto scomoda. In questo senso, i giusti libri sul femminismo possono aiutarci a fare chiarezza.

Il mondo, oggi più che mai, è diviso in almeno tre categorie di persone e tipologie di pensiero. Ci sono coloro che sostengono fortemente questo insieme di valori. Poi ci sono coloro che se ne servono, più o meno inconsapevolmente, per affermare il proprio status e riconoscersi in una data comunità. Infine, ci sono coloro che associano erroneamente questa definizione a questa o quella rivendicazione/manifestazione, e ne prendono le distanze quasi aprioristicamente. Qualunque sia la nostra posizione a riguardo, non possiamo esimerci dall’informarci su questo fenomeno. Come per tutte le cose, è solo dopo aver approfondito e analizzato premesse ed evoluzioni storiche dei movimenti che saremo in grado di capire da che parte stare.

È per questo che oggi abbiamo deciso di consigliarvi i migliori libri sul femminismo, sia classici che contemporanei. Per suggerirvi un approccio imparziale e plurilaterale a questa corrente di pensiero, per far sì che possiate coglierne la vera essenza al di là degli stereotipi e dei pregiudizi. Non tutti sono libri sul femminismo radicale, anzi: magari avete già letto qualche titolo, senza nemmeno ascriverlo a questa ideologia. Se siete degli assidui lettori, non perdetevi tutti i nostri consigli sui migliori libri di sempre!

1 Libri sul femminismo | L’abc

Nello sfogliare uno qualsiasi tra i libri sul femminismo, o semplicemente tramite una ricerca su Wikipedia, ci scontriamo subito con il primo, grandissimo, mito da sfatare. Ci accorgiamo infatti che questa corrente di pensiero, poi diventata un movimento sociale e politico, non ha mai sostenuto o incoraggiato la supremazia delle donne rispetto agli uomini. Semmai, è una lotta ideologica che nasce proprio da chi quella supremazia l’ha, per secoli, subita. Lungi dal voler stigmatizzare tutti gli individui di sesso maschile, il femminismo è un’ideologia che promuove e incoraggia, da sempre, la perfetta parità di genere, in ogni ambito civile, politico e sociale.

Proprio in nome della tanto agognata uguaglianza, il femminismo oggi giorno si batte non solo per i diritti di chi donna ci nasce, in senso biologico. Ma mira anche alla pari dignità e ai pari diritti di chi, da donna, è innamorato di una donna, o viceversa, da uomo vuole instaurare una relazione con un altro uomo. Ancora, di chi donna ci si sente, vuole diventare o, al contrario, delle donne che decidono di effettuare una transizione per cambiare sesso. Infine, il femminismo rivendica anche la dignità di chi non si sente rappresentato da alcun genere e non vuole essere identificato né come donna né come uomo. È così che il femminismo sempre più spesso si intreccia e si rispecchia con il movimento per l’uguaglianza di genere LGBQ+, sostenendo i pari diritti e opportunità per tutti gli esseri umani.

2 Dovremmo essere tutti femministi | Chimamanda Ngozi Adichie

Chimamanda Ngozi Adichie è una scrittrice nigeriana contemporanea. A lei va il merito di aver riportato in auge, nel suo Ted Talk di Euston del 2013, una problematica complessa come quella del femminismo. Proprio da questo memorabile intervento è nato il saggio Dovremmo essere tutti femministi, un libro sul femminismo che crediamo essere perfetto per approcciarsi al tema per la prima volta. Senza ombra di dubbio, è anche tra i libri sul femminismo per uomini più consigliati. A dispetto delle apparenze e di quanto sembri suggerire il titolo, non si tratta per nulla di una riflessione persuasiva.

Al contrario, è un testo che spiega con un linguaggio molto chiaro quali siano gli obiettivi di questo movimento e di chi ne abbraccia il credo, smascherando e smontando tutti gli stereotipi che vi ruotano attorno. Primi tra tutti, che le donne ce l’abbiano con gli uomini o si sentano più importanti di loro. È uno dei libri sul femminismo, cioè, che ci aiutano a capire come questa ideologia miri semplicemente alla parità di genere, nessuno escluso. Allo stesso tempo, però, la scrittrice richiama l’attenzione sulle vessazioni subite dalle donne per secoli. Ragion per cui il femminismo e i libri sul femminismo contemporanei hanno ragione di esistere e di avere questa precisa connotazione, anche linguistica.

3 Una stanza tutta per sé | Virginia Woolf

Giunti a questo punto, probabilmente vi verrà voglia di capire in cosa consista questa supremazia maschile che le donne hanno subito per secoli interi. Per capirlo, non vi consigliamo un volume di stampo storico, ma una narrazione che possa farvi “calare nei panni” di una donna di ieri. E quali panni potrebbero essere migliori di quelli di Virginia Woolf? Una stanza tutta per sé è uno dei libri famosi sul femminismo perché basato sulle testimonianze della stessa scrittrice. Nato dall’esigenza di trattare la tematica, allora scottante (pariamo degli anni ‘20-’30), del rapporto tra le donne e i romanzi, questo saggio divenne ben altra cosa.

Divenne testimonianza di quanto poche speranze avesse una donna di dedicarsi all’attività che le piacesse, se questa era per caso la lettura o la scrittura, per non dire lo studio. Qui la Woolf racconta, in prima persona, di come a lei stessa sia stato impedito di frequentare l’Università. Di quanto una donna potesse sentirsi per nulla padrona della sua vita, non possedendo denaro né beni materiali. Quindi, non potendo nemmeno decidere liberamente come e dove vivere, di cosa occuparsi. Di quanto la totale mancanza di autonomia, imposta dalla società, rendesse la crescita della donna soltanto un passaggio dalla potestate del padre a quella del marito. Una stanza tutta per sé diviene, forse suo malgrado, uno dei libri sul femminismo essenziale ancor oggi. Perché quella stanza tanto ambita si fa emblema di una privacy e di un’autonomia di vita e di pensiero che non dovrebbe mai essere negata a nessuno

4 Storia delle storie del femminismo | Cinzia Azzurra e Lidia Cirillo

Dopo aver analizzato il problema da vicino, tramite la testimonianza diretta di chi quelle limitazioni le ha vissute sulla propria pelle, sentirete il bisogno di fare il punto della situazione. Che significa analizzare il fenomeno nel suo complesso, e scoprirne le evoluzioni e le coordinate spazio-temporali. Storia delle storie del femminismo offre un tracciato di alcuni episodi memorabili che hanno scritto la storia di questa corrente di pensiero negli ultimi due secoli. Le autrici ci danno la possibilità di affacciarci nelle singole vicende e di captarne i contesti, sino a giungere al nocciolo dell’ideologia femminista.

D’altronde, è almeno dalla Rivoluzione francese che le donne si battono per l’uguaglianza, che dimostrano di possedere una coscienza comune e manifestano dei bisogni spesso messi a tacere. È una battaglia che è continuata, a più riprese, sino ai giorni nostri, e che di volta in volta ha affrontato tematiche più che urgenti. Basti pensare al diritto all’istruzione, al lavoro, al voto politico. Sino alle libertà e opportunità che ancor oggi vanno discusse e guadagnate nel mondo: la libertà sessuale, l’aborto, le pari opportunità, l’uguaglianza salariale.

5 Il secondo sesso | Simone De Beauvoir

Di poco successivo rispetto al saggio della Woolf, anche Il secondo sesso di Simone De Beauvoir (1949) era desinato a scrivere la storia dei migliori libri classici sul femminismo. Qui il tono cambia in maniera sostanziale. Infatti, più che una confessione in prima persona diviene una vera e propria riflessione filosofica sull’esistenza. D’altronde, la differenza si evince già dal titolo, che tutta via non insinua, ma getta immediatamente le basi per avviare l’indagine sociologica. È proprio sullo studio degli usi e costumi della società che si sviluppa l’analisi: che quello femminile sia considerato il sesso debole è un dato di fatto.

La presa di coscienza di questo stato delle cose (l’universalmente riconosciuta inferiorità delle donne rispetto agli uomini) è il primo step da cui partire per analizzare il fenomeno. Una premessa che, detta così, già a tanti di noi, sicuramente più fortunati, sembra assurda. Eppure è con tanto di esempi pratici, evidenti e alla portata di tutti che la De Beauvoir dimostra come questa convinzione sia radicata all’interno della società. Ed è proprio da lì che deve essere scardinata: per farlo, la scrittrice si appoggia alla corrente filosofica esistenzialista.

6 Questione di genere: Il femminismo e la sovversione dell’identità | Judith Butler

Questo saggio ha già compiuto trent’anni l’anno scorso. Eppure ancor oggi viene considerato uno tra i migliori libri sul femminismo in assoluto, perché pone il ragionamento sopra ogni cosa. Dopo aver compreso il problema, ovvero denunciato uno status quo negativo, la filosofa americana Judith Butler ci esorta a passare all’azione. E lo fa con un saggio, Questione di genere, che propone un nuovo modo di pensare tutt’altro che autoreferenziale. Al contrario, è proprio appoggiandosi al pensiero di altri grandi pensatori (tra gli altri Michel Foucault, Jacques Lacan, Claude Levi-Strauss, De Beauvoir) che la Butler elabora questa mentalità alternativa.

Si tratta del più importante dei libri sul femminismo radicale in quanto apre il dibattito, ancor oggi vivacissimo, sulla eteronormatività. In sintesi, con questo termine si designa l’imposizione dell’eterosessualità come norma dominante, al punto da considerarla l’unica legittima e naturale. Il tentativo della filosofa è quello di scardinare questa convinzione, partendo da ciò che, ad oggi, l’appartenenza a un genere determina. Si tratta di un’attenta disamina su come il corpo, sin dall’apparenza, non sia che uno strumento passivo marchiato dal genere. Per dimostrarlo, la Butler utilizza tesi prese in prestito dalla psicologia, dall’antropologia, dalla sociologia. Il suo obiettivo è dimostrare che il sesso non sia un qualcosa di originariamente determinato. Al contrario, è effetto di un processo in cui l’identità si costruisce progressivamente.

7 Donne che corrono coi lupi | Clarissa Pinkola Estés

Tra i libri famosi sul femminismo è da annoverare certamente anche Donne che corrono coi lupi, classe ’93, oramai considerato un cult. Qualcuno lo definisce addirittura “la Bibbia delle donne”, un manuale di autoanalisi scritto in un linguaggio pulito e semplice che riesce a fare breccia proprio nel cuore di tutte. Particolarmente consigliato al pubblico femminile, è un saggio sulla psicologia e sull’universo della donna. La struttura dell’opera confronta le sensazioni vissute dall’autrice in prima persona con i grandi archetipi dei mondi mitologico e fiabesco. Il tutto supportato da una vasta gamma di riferimenti al mondo della sociologia, dell’antropologia, della letteratura e, ovviamente, della psicologia.

L’autrice contemporaneamente attinge alla forza ancestrale, lo “spirito selvaggio” che ogni donna possiede, e ne fomenta la riemersione. Così facendo, legittima e nobilita il cosiddetto “girl power”, ritracciandone le fondamenta storico-sociologiche. Più che un libro sul femminismo, è un libro sulla donna in quanto individuo sociale ricco di sfaccettature. Compresa una forza invidiabile anche nel riconoscere le proprie fragilità e contraddizioni.

8 Moi les hommes, je les déteste (Odio gli uomini) | Pauline Harmange

Ha meno di un anno il breve saggio Odio gli uomini (dal titolo tradotto in modo non proprio letterale) della “sfacciata” scrittrice francese Pauline Harmange. Stampato in sole 450 copie nella sua prima edizione, il pamphlet è poi finito nell’occhio del ciclone per il suo titolo spudorato, finendo per vendere migliaia di copie. Come egregiamente dimostrato, è proprio questo genere di pregiudizi di superficie che l’autrice mira a distruggere. O meglio, una certa avversione nei confronti dell’uomo l’autrice la manifesta per davvero. Ma si oppone acché essa venga utilizzata per zittirla o, peggio ancora, per ignorarla.

A ben guardare, la riflessione della Harmange analizza più che altro il desiderio di rivalsa della donna. Lo fa ribaltando il facile cliché vittimista e proiettando sulla donna autonoma tutto il potenziale di cui necessita per riscattarsi. Per la scrittrice non c’è cosa peggiore dell’accusa di misandria, soprattutto se utilizzata per annullare il potere femminile di parola e di azione. Ciò che vuole dimostrare analizzando statistiche, fatti di cronaca e simili è che misoginia e misandria non sono due facce della stessa medaglia: hanno due pesi troppo diversi. La prima rappresenta violenza, discriminazione e limitazione delle libertà individuali sistematiche e documentabili. La seconda è solo un tentativo di liberarsene. Siete d’accordo con l’autrice o pensate che questo tipo di comunicazione sia controproducente? C’è solo un modo per scoprirlo.

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